A differenza di quanto accadeva in passato i criteri per dichiarare il default di un’azienda o di un libero professionista non sono flessibili: devono necessariamente essere passati i 90 giorni di mancato pagamento. Le banche non possono quindi in nessun modo dichiarare il default prima di questo periodo di tempo, nemmeno in presenza di valutazioni e previsioni che indicano la futura inadempienza.
Per il conteggio dei 90 giorni si parte da quello successivo alla data in cui gli importi dovuti non siano stati corrisposti e abbiano superato le soglie di rilevanza previste dalla nuova normativa.
A differenza dei precedenti regolamenti aziende e privati non potranno più sfruttare margini disponibili su altre linee di credito, anche della stessa banca, per evitare la classificazione di default. Tuttavia il default su una singola esposizione nei confronti della banca non corrisponde automaticamente al default su tutte le altre esposizioni con lo stesso istituto di credito. Le banche possono infatti decidere di bloccare una singola linea di credito delle aziende, purché l’esposizione che ha causato il default non sia superiore ad 1 milione di Euro o rappresenti una parte significativa delle esposizioni del cliente.
Le norme europee presentano inoltre una novità per ridurre l’effetto contagio: per prevenire l’eventualità che la chiusura di una linea di credito possa risultare nel default di altre aziende o clienti privati le banche devono effettuare censimenti accurati delle relazioni tra clienti e delle filiere, al fine di valutare accuratamente ogni azione.
Dopo il saldo dei crediti dovuti al proprio istituto di credito aziende e privati verranno sottoposti ad un periodo di osservazione della durata di tre mesi. In questo periodo, qualora l’azienda o il privato dovessero adempiere a tutti i loro oneri, la segnalazione verrebbe rimossa permettendo nuovamente l’accesso pieno e completo alle linee di credito.